Aderire a un fondo pensione è una scelta che richiede attenzione e consapevolezza. Spesso, infatti, informazioni errate o parziali possono indurre a sottovalutare l’importanza della previdenza complementare, con il rischio di perdere vantaggi concreti. Nei prossimi paragrafi analizzeremo e sfateremo cinque tra i falsi miti più comuni, così da fare chiarezza sul funzionamento dei fondi pensione.
Dopo aver ribadito l’importanza di integrare l’importo della pensione pubblica, affronteremo i timori infondati che spesso riguardano il TFR, i costi, l’età di adesione, il rischio finanziario e la rigidità dell’investimento.
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Aderire al fondo pensione: una scelta consapevole
Perché scegliere un fondo pensione? La risposta è nei dati: il sistema pubblico, pur mantenendo un ruolo centrale, difficilmente riuscirà a garantire pensioni adeguate per vivere in serenità.
In questo scenario, la previdenza complementare diventa uno strumento concreto e indispensabile per integrare il proprio reddito futuro, consentendo al contempo agli aderenti di beneficiare di importanti vantaggi fiscali e, nel caso dei fondi negoziali, dei contributi previsti dalla contrattazione collettiva.
Aderire a Previdenza Cooperativa, ad esempio, significa ricevere versamenti aggiuntivi dal datore di lavoro, godere di una tassazione agevolata, sostenere costi di gestione contenuti e poter contare su un supporto costante.
La decisione di aderire va quindi ponderata sulla base di informazioni corrette, tenendo conto delle proprie esigenze e dei vantaggi reali che la previdenza complementare è in grado di offrire.
Alla luce di quanto detto, analizziamo ora i cinque miti da sfatare per compiere una scelta informata e consapevole.
1. È un argomento che non riguarda i giovani
Persiste un diffuso pregiudizio secondo cui l’adesione alla previdenza complementare sia una questione da affrontare solo in età avanzata, con l’avvicinarsi della pensione.
La verità è diametralmente opposta: aderire a un fondo pensione da giovani è una scelta estremamente vantaggiosa, perché il fattore tempo è il principale alleato dell’investimento. Grazie al meccanismo dell’interesse composto, infatti, anche piccoli versamenti regolari possono trasformarsi, nel lungo periodo, in un capitale considerevole.
Spesso i giovani percepiscono la pensione come un traguardo troppo lontano o ritengono di non avere risorse sufficienti per pensarci. La previdenza complementare, tuttavia, è uno strumento flessibile e accessibile: l’entità dei contributi può essere scelta in base alle proprie possibilità, modificata nel tempo e persino sospesa. Iniziare presto, inoltre, significa ridurre lo sforzo economico necessario negli anni per raggiungere il proprio obiettivo.
Non bisogna quindi sottovalutare il potere del tempo: la previdenza complementare non è una questione da rimandare, ma un’opportunità da cogliere nel presente per prendersi cura fin da subito del proprio futuro.
2. Il TFR in azienda rende di più ed è più sicuro
Molti lavoratori esitano ad aderire a un fondo pensione, convinti che mantenere il TFR in azienda sia la scelta più redditizia e sicura. Questa percezione, tuttavia, è smentita dai dati.
Il TFR lasciato in azienda, infatti, si rivaluta a un tasso fisso (1,5% più il 75% dell’inflazione) che, nel lungo periodo, risulta mediamente inferiore ai rendimenti offerti dai fondi pensione, come confermato dall’ultima relazione COVIP.
Oltre a rendimenti potenzialmente più elevati, inoltre, l’adesione a un fondo come Previdenza Cooperativa “sblocca” ulteriori vantaggi. Attivando un versamento a proprio carico aggiuntivo rispetto al TFR, ad esempio, si ha diritto a ricevere il contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro e si accede a un regime fiscale di grande favore.
Inoltre, i contributi versati a un fondo sono deducibili fino a 5.164,57 euro all’anno, riducendo subito l’imponibile, e anche i rendimenti e le prestazioni godono di una tassazione agevolata.
Un altro aspetto cruciale, spesso trascurato, è la sicurezza. In caso di crisi aziendale, il TFR può essere a rischio, mentre i versamenti verso un fondo pensione sono detenuti in un patrimonio separato, al sicuro da eventuali difficoltà dell’impresa presso cui si lavora.
La scelta tra TFR in azienda o in un fondo pensione non dovrebbe quindi essere dettata da convinzioni errate, ma da una valutazione attenta dei concreti vantaggi offerti dal quadro normativo e contrattuale attuale.
3. I soldi sono bloccati fino alla pensione
L’idea che il capitale versato in un fondo pensione sia bloccato fino al pensionamento è un altro falso mito. La normativa, al contrario, offre diverse opzioni per accedere alle somme accumulate ben prima di raggiungere l’età pensionabile.
È infatti possibile richiedere anticipazioni fino al 75% della posizione maturata per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa (propria o dei figli) e per far fronte a spese sanitarie. Si può inoltre prelevare fino al 30% del capitale per qualsiasi altra esigenza personale, senza bisogno di alcuna giustificazione.
Inoltre, in casi di oggettiva difficoltà come la disoccupazione prolungata, l’invalidità o il decesso dell’aderente, è possibile riscattare l’intera posizione. Il fondo pensione si rivela così una risorsa preziosa anche per affrontare momenti di bisogno.
Queste opzioni di flessibilità dimostrano che la previdenza complementare è uno strumento dinamico e versatile, pensato per adattarsi alle diverse fasi ed esigenze della vita, e non una “cassaforte chiusa e inaccessibile”.
4. È rischioso, si può perdere tutto
Il timore per la sicurezza degli investimenti è una delle principali fonti di dubbio. Domande come “E se i mercati crollano?” o “E se il fondo fallisce?” sono legittime, ma spesso nascono da una percezione distorta del rischio.
È fondamentale chiarire un principio normativo essenziale: i fondi pensione, così come le altre forme di previdenza complementare, sono esclusi dalla procedura fallimentare. L’articolo 15, comma 5, del D.Lgs. 252/2005 stabilisce infatti che a tali enti si applicano unicamente le procedure di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta amministrativa, escludendo espressamente il fallimento. Tale assetto giuridico garantisce una tutela rafforzata per gli aderenti, rafforzando l’affidabilità e la stabilità del sistema di previdenza complementare.
I fondi pensione, infatti, sono regolati da una normativa molto severa e operano sotto la stretta vigilanza della COVIP, l’autorità di controllo del settore.
Per legge il patrimonio di un fondo pensione è un’entità autonoma, separata da quella del gestore e gestita dalla Banca depositaria. Questo significa, come anticipato, che il fondo pensione non può fallire e che, anche in caso di difficoltà dei gestori, il capitale degli iscritti rimane intoccabile e protetto.
Inoltre, per quanto riguarda gli investimenti, ogni aderente può scegliere il livello di rischio più adatto a sé, optando per comparti più o meno prudenti.
Sebbene nessun investimento sia del tutto privo di rischi, storicamente il sistema ha dimostrato grande resilienza anche durante le crisi, grazie a una gestione finanziaria affidata a soggetti altamente qualificati, a strategie diversificate e a un orizzonte temporale di lungo periodo.
Il rischio più grande, dunque, non è quello di aderire, ma quello di non farlo e ritrovarsi, un domani, con una pensione inadeguata.
5. Non conviene, i costi sono troppo alti
Un altro pregiudizio comune riguarda i costi, ritenuti da molti un deterrente. In realtà, soprattutto nel caso dei fondi pensione negoziali come Previdenza Cooperativa tale obiezione risulta errata.
Le spese di adesione e gestione non solo sono minime rispetto ai prodotti finanziari tradizionali, ma il loro impatto è ulteriormente ridotto da un decisivo vantaggio fiscale: come anticipato, infatti, i contributi versati sono deducibili dal reddito imponibile. Questo si traduce in un risparmio fiscale immediato, che di fatto abbatte il costo netto dell’investimento.
Inoltre, in quanto associazioni senza scopo di lucro, i fondi pensione negoziali applicano costi di gestione tra i più bassi del mercato. Per verificare con mano tale aspetto, è possibile utilizzare l’apposito comparatore dei costi delle forme pensionistiche complementari presente sul sito dell’Autorità di Vigilanza.
Conclusione
Informarsi è il primo passo per prendere decisioni consapevoli. Sfatare i falsi miti sui fondi pensione non è un semplice esercizio di stile, ma un vero e proprio atto di responsabilità che ha l’obiettivo di aiutare quante più persone possibile a investire sulla qualità della propria vita futura.
Un’analisi globale, che consideri i costi, i rendimenti, i contributi del datore di lavoro e i benefici fiscali, dimostra come la previdenza complementare sia una delle soluzioni più vantaggiose per costruire il proprio futuro.
La scelta resta personale e volontaria, ma è solo attraverso la conoscenza, il confronto con dati oggettivi e l’analisi di fonti affidabili che si costruisce il vero valore del proprio risparmio previdenziale.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota Informativa.